30.6.09

U.S. Pullout From Iraqi Cities Marked by Holiday

By ALISSA J.RUBIN
Published: June 30, 2009

BAGHDAD — Iraq declared a public holiday Tuesday to celebrate the official withdrawal of American troops from the country’s cities and towns, emptying the streets as many people stayed home because they feared violence.
As official Iraq celebrated, the American military announced the death of four soldiers on Monday from combat operations in Baghdad, a reminder of the continuing vulnerability of soldiers as they wrap up operations in the field.
In the past few weeks, nationalist sentiments have spread within the Iraqi government and military, with officials boasting all but publicly that Iraq is ready to handle the security situation on its own.
Speaking as a military parade marking the event was held deep inside the heavily fortified Green Zone, Prime Minister Nuri Kamal al-Maliki said: “The national united government succeeded in putting down the sectarian war that was threatening the unity and the sovereignty of Iraq.”
He made no mention of the American military’s involvement in fighting here for the last six years and more than 120,000 American troops remain on Iraqi soil. There were no official documents signed between the countries and no handover of authority on Tuesday. June 30 was date set in an Iraqi-American security agreement that went into effect on Jan. 1.
Many ordinary Iraqis said that a day they long doubted would come seemed to have arrived. Although some worried that the security forces may not be able to control the insurgency, they were also relieved to have the Americans out of sight. Some said they believed that the American presence had given insurgents a pretext to stage attacks.
The American presence here is associated with better security in some places, but in others for sometimes heavy-handed detention techniques, for creating traffic jams and generally reminding Iraqis that they are not in control.
“It really is a sovereignty day. I agreed with Maliki. It is a very important day in our history,” said Balqis Eidan, a 30-year-old state employee. “But we are still worried about security. We hope that our forces will be able to handle security. The way will be a long one.”
In accordance with the security agreement, there were few American troops to be seen on Baghdad streets and the Iraqi authorities have made clear they do not want to see them unless their help is requested. The American military has obliged, ordering soldiers to remain in garrison for the next few days to give the Iraqis a chance to demonstrate that they are in control.
The vast majority of American troops withdrew before Tuesday and closed down their urban bases, in some cases several weeks ago. They have moved to large forward operating bases. Only a handful of urban outposts in Baghdad, requested by the Iraqi authorities, remain open. Near one entrance to the Green Zone and on the airport road, there were still American armored vehicles to be seen on Tuesday.
The military parade in the Green Zone on Tuesday — at the official monument to the unknown solider — was attended primarily by Iraqi media and dignitaries. The public could not reach it because of extensive security restricting access to the area. Several American news organizations were also barred, including two television news networks and The New York Times, on the grounds that they did not have the appropriate badges.
This seemed in part intended to signal that the Iraqi authorities were in charge. In the past most checkpoints were run jointly by Iraqis and Americans and if someone lacked the correct badge, an exception could be made.
In his speech, Mr. Maliki said the media would encourage insurgent attacks if they questioned the ability of the security forces to handle the job. The Iraqi government has periodically attempted to muzzle news organizations perceived as supporting insurgents. While only a couple of outlets have been prevented from covering the country, the message has been clear.
Many of the celebrations on Tuesday seemed contrived. Police cars were festooned with plastic flowers and signs celebrating “independence day” were tied to blast walls and fences around the city. On Monday, night a festive evening celebration in Zahra Park with singers and entertainers primarily drew young men, many of them off-duty police officers.
Some Iraqis were more skeptical. “There is no doubt this is not national sovereignty because the Americans will stay inside Iraq in military bases,” said Najim Salim, 40, a teacher in Basra. “But the government wants to convince the citizens that there is a withdrawal of foreign troops, although the government could not protect citizens in some cities in Iraq even with the presence of U.S. forces.”
ESTERI

La Corte costituzionale chiede un provvedimento ad hoc del Parlamento"Si rischia di ledere la sovranità e le competenze del Bundestag"
Trattato di Lisbona, la Germania frena"Serve una legge per poterlo ratificare"

dal corrispondente del quotidiano "La Repubblica" ANDREA TARQUINI

BERLINO - Duro colpo al processo di ratifica del trattato europeo di Lisbona, e quindi al processo d'integrazione e approfondimento dell'Unione europea, da parte della Corte costituzionale tedesca. La Consulta federale, riunitasi nella sua sede di Karlsruhe, ha infatti deliberato che il trattato di Lisbona è sì, nell'insieme, compatibile con il Grundgesetz, cioè la costituzione tedesca. Ma che in alcuni suoi articoli è contemplabile il pericolo che vengano lese sovranità e competenze del Bundestag, il parlamento federale tedesco. Occorre quindi che il Bundestag stesso vari una legge nazionale per difendere i suoi poteri e garantire che la sua competenza non venga erosa in futuro dalle autorità europee. Solo allora, dicono in sostanza i giudici supremi, la ratifica del Trattato di Lisbona da parte della Repubblica federale sarà compatibile con la Costituzione federale stessa, e quindi possibile. Slitta dunque l'atto finale di ratifica del Trattato da parte della Germania, cioè la firma del Trattato da parte del capo dello Stato federale, Horst Koehler, di obbedienza Cdu, vicino cioè al partito della cancelliera Angela Merkel. Il Trattato infatti era stato già ratificato ad ampia maggioranza dal Bundestag, mancava solo la firma del presidente Koehler. Ma i dettami costituzionali hanno imposto a Koehler, egli stesso un convinto europeista come la cancelliera, la Cdu e la sua alleata di governo Spd del vicecancelliere e ministro degli esteri, Frank Walter Steinmeier, di attendere il verdetto della Corte. E'stata una pattuglia di testardi deputati euroscettici del centrodestra a sporgere ricorso contro il Trattato di Lisbona presso la Consulta, definendolo appunto in contrasto con le prerogative di sovranità del Parlamento definite dalla Costituzione federale. Capofila dell'iniziativa è stato Peter Gauweiler, l'ideologo nazionalconservatore della Csu, cioè il partito fratello bavarese della Cdu di Angela Merkel. La Csu si conferma quindi un alleato scomodo per la cancelliera, che incassa questa sconfitta proprio sulla politica europea, che le sta tanto a cuore, a tre mesi dalle elezioni federali del prossimo 27 settembre. Tra gli euroscettici c'è anche il figlio del conte von Stauffenberg, cioè l'ufficiale della Wehrmacht che divenne un eroe nazionale tentando con la congiura del 20 luglio 1944 di uccidere Hitler e negoziare la pace con gli alleati. L'attentato fallì, tutti i congiurati furono assassinati dalla Gestapo e dalle Ss. Adesso il governo e la maggioranza (Grosse Koalition tra la CduCsu e la Spd) conta comunque di varare entro settembre la legge necessaria a sbloccare il processo di ratifica.
Lo stop tedesco incoraggia comunque gli euroscettici in tutto il resto della Ue, e questo è un brutto imbarazzo per Berlino. Gli euroscettici sono particolarmente attivi tra gli altri paesi nella Repubblica cèca dove il presidente Vaclav Klaus si oppone all'integrazione Ue e non ha ancora firmato il Trattato, e in Irlanda dove deve tenersi un secondo referendum sull'Europa. Ieri un sondaggio diceva che almeno 74 tedeschi su cento vorrebbero anche in Germania un referendum per il sì o il no al Trattato di Lisbona.
(30 giugno 2009)

29.6.09

ECONOMIA

Sentenza esemplare per il finanziere autore di una frode da 65 miliardi di dollari. A breve all'asta l'appartamento, le ville, gli yacht, i quadri e i gioielli
Madoff condannato a 150 anni. Il giudice: "Crimine diabolico"


NEW YORK - E' stato condannato a 150 anni di carcere, la massima pena possibile, Bernard Madoff, il finanziare di 71 anni autore di una delle più grandi truffe della storia. La lettura della sentenza è stata accolta da un applauso. Madoff si è dichiarato colpevole di tutte le 11 imputazioni emerse da uno dei più grossi scandali della storia di Wall Street: le somme da lui frodate ammontano a 65 miliardi di dollari (l'equivalente di circa 46 miliardi di euro). Si è anche scusato, nel corso dell'udienza odierna, l'ultima di un processo lampo durato pochissimi mesi (l'arresto del finanziere risale all'11 dicembre 2008), ma le scuse sono servite a ben poco. "Nessun altro caso di frode è comparabile con il caso Madoff", ha detto il giudice Denny Chin, precisando che "il simbolismo della sentenza è importante perché attraverso questa si invierà un messaggio". Il giudice Chin ha definito quello di Madoff "un crimine straordinariamente diabolico". Dal 1995 Madoff, che era stato anche presidente del Nasdaq, aveva iniziato la sua attività privata promettendo tassi di interessi alti e sicuri (circa il 10%). Che puntualmente pagava, ma non perché il danaro venisse accortamente investito, ma soltanto perché arrivava danaro fresco dai nuovi clienti. E Madoff diventava sempre più ricco: se l'ammontare delle somme truffate è stimato in circa 65 miliardi di dollari, le cifre legate al suo impero economico ammontano a 171 miliardi di dollari. Madoff, che ha passato gli ultimi mesi agli arresti domiciliari nel suo appartamento di lusso di Manhattan, del valore di 7 milioni di dollari, perderà tutto: le ville (una a Palm Beach, un'altra in Florida, una da 13 milioni a Montauk, sulla punta di Long Island), gli yacht e i beni personali, che verranno messi all'asta nei prossimi giorni. La moglie, Ruth, 68 anni, rimarrà senza casa e dovrà vivere d'ora in poi con i 2,5 milioni di dollari che le sono stati assegnati dal tribunale.
L'avvocato del finanziere, Ira Sorkin, puntava a una pena mite, al massimo 12 anni, dal momento che il suo cliente aveva ampiamente collaborato alle indagini. Ma si aspettava il peggio, anche sulla base delle richieste dei tanti truffati che hanno preso la parola in tribunale: "La cella deve diventare la sua bara", ha affermato uno degli investitori truffati. Un'altra vittima è scoppiata in lacrime dopo aver denunciato perdite per 5 milioni di dollari. In questo clima l'appello e le scuse di Madoff sono cadute nel vuoto, e semmai sono state accolte con scherno: "Vivrò con questo dolore per il resto della mia vita - ha detto Madoff - Non posso chiedervi scusa per il mio comportamento: come puoi chiedere scusa per aver ingannato un'industria che hai contribuito a costruire? Come puoi chiedere scusa per aver ingannato una moglie dopo 50 anni di matrimonio?". "Lascio alla mia famiglia un'eredità di vergogna, come hanno detto alcune delle mie vittime - ha proseguito il finanziere - Sono responsabile di molta sofferenza e molto dolore. Chiedo scusa alle mie vittime. Mi dispiace".


(29 giugno 2009)
ECONOMIA

Il rapporto trimestrale della Commissione europea sull'eurozona
La Ue: "Il peggio è passato ma la crisi non è finita"

Il commissario Almunia: "Non ci sarà caduta libera, ma diversi trimestri di crescita negativa". Migliora l'indice di fiducia per il terzo mese consecutivo

BRUXELLES - Non è allarmistico il messaggio lanciato oggi dalla commissione europea, ma evita di rincorrere false illusioni. "Il peggio è dietro le spalle ma non dobbiamo pensare che la crisi sia finita". E' questa la sintesi dell'ultimo rapporto trimestrale della Commissione europea sull'eurozona. Bruxelles conferma che ci sono segni di miglioramento ma l'economia "è tuttora in una fase di contrazione". In ogni caso sono stati evitati gli errori del passato, la risposta è stata coordinata. Anche il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, in un'intervista al quotidiano finanziario "Cinco Dias" ha detto che nella seconda parte del 2009 l'economia europea non sarà in caduta libera. Almunia ha sottolineato tuttavia che ci saranno diversi trimestri di crescita negativa per l'economia europea così come aumenterà il tasso di disoccupazione. Secondo il commissario inoltre non è arrivato ancora il momento di adottare misure fiscali per l'exit strategy dalla crisi, ma è fondamentale discuterne: "E' straordinariamente importante che i governi abbiano strategie di uscita". Le previsioni inflazionistiche dell'euro zona sono "ben ancorate", anche se rischi potrebbero arrivare dalla crescita del prezzo del petrolio e delle materie prime. Gli stimoli fiscali, ha concluso Almunia, dovranno continuare a essere applicati e ulteriori pacchetti di aiuti non devono essere esclusi. Migliora intanto per il terzo mese consecutivo l'indice Ue sulla fiducia nell'economia di imprese e consumatori. A giungo è a quota 73,3 nell'eurozona, con un aumento di 3,2 punti, e a 71,1 nella Ue a 27 membri. L'indice rimane comunque ai livelli più bassi dalla fine del 1992.

(29 giugno 2009)

25.6.09

POLITICA

Lettera del prete genovese al suo vescovo: "Avete fatto il diavolo a quattro sulle convivenze e sul caso Englaro. Ma assolvete il premier da ogni immoralità"
"Perché trattate così bene Berlusconi?"Don Farinella scrive al cardinal Bagnasco
"Io e molti credenti crediamo che così avete perduto autorità. Molti si allontanano dalla Chiesa per la vostra morale elastica"di don PAOLO FARINELLA
Questa lettera, scritta da don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova al suo vescovo e cardinale Angelo Bagnasco, è stata inviata qualche settimana fa e circola da giorni su internet. Riguarda la vicenda Berlusconi, vista con gli occhi di un sacerdote. Alla luce degli ultimi fatti e della presa di posizione di Famiglia Cristiana che ha chiesto alla Chiesa di parlare, i suoi contenuti diventano attualissimi. Egregio sig. Cardinale, viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E' il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città. Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.
Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di "frequentare minorenni", dichiara che deve essere trattato "come un malato", lo descrive come il "drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio". Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell'omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull'inazione del suo governo. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale. Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la "verità" che è la nuda "realtà". Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell'Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi "principi non negoziabili" e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono "per tutti", cioè per nessuno. Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all'integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un'assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi "parlate per tutti"? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l'immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E' forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l'attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l'8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell'inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo. I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra a stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull'odio dell'avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con "modelli televisivi" ignobili, rissosi e immorali. Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l'altro 50% sotto l'influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d'interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita "dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale"? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall'eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l'etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant'Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché "anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa". Voi onorate un vitello d'oro. Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da "mammona iniquitatis", si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d'oro? Quando il vostro silenzio non regge l'evidenza dell'ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: "troncare, sopire ... sopire, troncare". Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? "Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest'urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent'altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire" (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una "bagatella" per il cui perdono bastano "cinque Pater, Ave e Gloria"? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: "Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix" (La Stampa, 8-5-2009). Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l'integerrimo sant'Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell'imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: "Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro" (Ilario di Poitiers, Contro l'imperatore Costanzo 5). Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei "per interessi superiori", lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile. Lei ha parlato di "emergenza educativa" che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei "modelli negativi della tv". Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l'arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del "velinismo" o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull'altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l'Italia. Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all'Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: "Non licet"? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro "tacere" porta fortuna. In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti. Genova 31 maggio 2009 Paolo Farinella, prete
(24 giugno 2009)
TECNOLOGIA

TWITTER

"Così ho inventato il networkche cambia le comunicazioni"
Parla Biz Stone fondatore con Evan Williams del sistema che integra internet e cellulari. "Uno strumento democratico"
dall'inviato di Repubblica ERNESTO ASSANTE

CANNES - Biz Stone è il fondatore di Twitter, assieme al suo amico Evan Williams. Stone è seduto sulla plancia di comando di un nuovissimo strumento che sta cambiando, attraverso l'integrazione di cellulari e Internet, il modo in cui la gente comunica. Lo si è visto in questi giorni in Iran, ma era già stato così a Mumbai, o durante la campagna elettorale di Obama: i 140 caratteri del piccolo messaggio che può essere trasmesso da qualsiasi posto del mondo, con un telefono cellulare, riescono in tempo reale a fare il giro del mondo, ad abbattere censure e frontiere, a tener viva una comunità in un momento particolarmente difficile. Stone è il primo a capire che la sua creatura, attiva da soli tre anni, è al centro di una piccola ma rilevante rivoluzione. Una rivoluzione che lui stesso non pensava di fare: "Quando abbiamo introdotto il concetto di Twitter lo abbiamo fatto con i nostri amici, che a loro volta hanno invitato i loro amici. E tutti pensavamo che fosse un sistema divertente per essere iper-connessi con la famiglia, con gli amici o con persone care, per essere costantemente in contatto con loro in tempo reale. È ovvio che oggi non sia più così. Quando hai aggiornamenti che arrivano da ogni parte del mondo da milioni di occhi e orecchie che ti raccontano quello che hanno visto e sentito, in un unico flusso in tempo reale, capisci bene che lo strumento che hai creato ha preso una direzione completamente diversa. È uno strumento che si connette alla vita vera di milioni di persone, e che in occasioni come quella delle proteste in Iran diventa uno strumento democratico, drammaticamente insostituibile".
Avevate pensato a questo tipo di evoluzione? "Sapevamo che la chiave di volta di Twitter era l'immediatezza, che il nostro sistema sarebbe stato usato anche in occasioni come questa, ma non avevamo pensato alle implicazioni politiche che questo avrebbe potuto avere. Credo che abbia aperto la frontiera della democratizzazione dell'informazione e quello che stiamo vedendo accadere in questi giorni in Iran è solo l'inizio. Non è la tecnologia ad essere importante ma il modo in cui la gente la usa, il motivo per cui ne ha bisogno. La gente vuole sapere quello che accade, vuole poter raccontare quello che vede". Il peso politico di questa microinformazione lo avevate già verificato durante la campagna elettorale di Obama... "In quell'occasione però l'importante non era cosa veniva comunicato, ma il fatto che le persone stabilissero tra loro una nuova relazione, attraverso Twitter, creando un movimento, una comunità. Io penso che la domanda da porsi è "cosa fa la gente quando può collaborare in tempo reale, comunicare in una comunità in questo modo?". Twitter apre spazi inattesi di comunicazione per esempio in Iran: non solo per far arrivare le informazioni fuori dal paese, ma soprattutto per farle circolare nel paese, per spingere le persone ad aiutarsi, per coordinarsi in tempo reale anche mentre sono in strada, usando uno strumento che prima non esisteva". La chiave di volta è stata l'idea di lavorare sugli sms, di integrare il web e i telefoni cellulari? "Sì, fin dall'inizio abbiamo capito che lo spazio offerto dalla comunicazione mobile era enorme. Ci sono quattro miliardi di persone con telefoni portatili e tutti, potenzialmente, possono collegarsi a Twitter, tutti mandano o ricevono sms, sanno come fare, ne conoscono il linguaggio. La forza di un tweet, a differenza di un sms, è che non va a una sola persona, ma va dovunque, sul web e sui cellulari, chi lo usa ha a disposizione una piattaforma straordinaria. Noi stessi non siamo così intelligenti da sapere esattamente da che parte andrà tutto questo, è l'inizio di qualcosa di nuovo, noi abbiamo aperto una porta". Gli utenti non sono solo ragazzi abituati al linguaggio degli sms, dunque. "Ci sono le celebrità che con i loro tweet conquistano le pagine dei giornali. Ma ci sono anche moltissimi membri del Congresso su Twitter, i governi cominciano a usarlo, la Nasa, aziende come Starbucks e molte altre. Si tratta di qualcosa in costante evoluzione che non vede coinvolte solo alcune fasce sociali. L'altro giorno ero a New York e ho visto un uso straordinario del nostro sistema: c'era un fornaio che avvertiva i suoi clienti via Twitter che il pane fresco era uscito dal forno. Le microcomunità usano Twitter non solo le grandi organizzazioni. Perché è semplice, breve e immediato". 140 caratteri non sono pochi per comunicare davvero? "La brevità è un limite, non c'è dubbio. Ma è pur vero che si può essere creativi anche con 140 caratteri, e che porre limiti costringe ad essere più creativi. La comunicazione in tempo reale non ha bisogno per forza di testi più lunghi, per quello c'è sempre l'e-mail, ci sono gli altri social network, Twitter invece è un flash in tempo reale su qualcosa che accade a noi, un emergenza, una passione, un pensiero. Io non credo che Twitter possa esaurire la comunicazione, può essere utile per le notizie immediate, poi abbiamo sempre bisogno di chi ci racconta storie, più ricche e complesse che in 140 caratteri".
(25 giugno 2009)

24.6.09

In Iran nuove iniziative dei candidati dell'opposizione sconfitti alle elezioni del 12 giugno. Il leader supremo: "Tutti devono rispettare la legge". Non autorizzati i raduni di lutto


Moussavi non molla e rilancia le accuseKhameini: "Non cederemo alle pressioni"
"Ecco come è stato manipolato il voto". Arrestati 25 giornalisti e dipendenti del giornale Kalemeh Sabz Calma nelle strade di Teheran. Un blogger: "Circondati ospedali e ambasciate". Rezai ritira il ricorso

Un poster a Teheran del candidato sconfitto alle presidenziali in Iran Mir Hossein Mousavi

TEHERAN - In Iran continuano le iniziative dei candidati sconfitti alle elezioni di giugno. Ma l'ayatollah Ali Khamenei rinnova la sfida all'opposizione interna e alla comunità internazionale assicurando che la Repubblica islamica non cederà alle pressioni. E mentre nelle strade e nelle piazze di Teheran sembra tornata la calma, il governo vieta i raduni previsti per domani commemorare i manifestanti uccisi.
Khamenei: "Non cederemo". Il regime degli ayatollah non ha intenzione di cedere "in alcun modo" alle pressioni internazionali. "Tutti devono rispettare la legge. Il sistema islamico e il popolo non accetteranno ad alcun costo l'uso della forza", ha sottolineato Khamenei con apparente riferimento alle manifestazioni e alle parole di condanna pronunciate ieri dal presidente Usa Barack Obama
"Rivoltosi finanziati dalla Cia". Il ministro dell'Interno Sadeq Mahsouli ha puntato esplicitamente l'indice su Washington dicendo che i ''rivoltosi'' sono finanziati dalla Cia e dal gruppo d'opposizione in esilio dei mujaheddin del popolo iraniano, oltre che manovrati dal "regime sionista". In questo clima, dopo la reciproca espulsione di alcuni diplomatici, l'Iran "sta studiando" la possibilità di ridurre il livello delle relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna, le cui autorità sono accusate da Teheran di aver avuto un ruolo nelle proteste e nei disordini seguiti al voto.
La repressione. Il ministero dell'Interno "non ha concesso l'autorizzazione" per raduni di protesta che dovessero essere tenuti domani in segno di lutto in Iran per commemorare i manifestanti uccisi nei giorni scorsi. Tramite il web, e in particolare tramite Twitter, da Teheran continuano ad arrivare notizie di violenze da parte delle forze di sicurezza. "Tutti gli ospedali sono circondati dalla milizia per controllare perché la gente ci entra, se per ferita da arma da fuoco o da manganello. Ti arrestano e ti picchiano", ha scritto "Persiankiwi" segnalando che "tutte le ambasciate straniere sono circondate dalla milizia per fermare la gente" che cerca di entrarvi. Nella capitale iraniana sembra comunque tornata la calma. Ma questo non significa che le milizie fedeli al regime non siano in azione e che non continuino gli arresti. Tra gli altri sono finiti in manette 25 giornalisti e dipendenti di Kalemeh Sabz, giornale di Mir Hossein Moussavi autorizzato poco prima delle presidenziali e proibito dopo il contestato scrutinio.
La morte di Neda. Dopo aver sostenuto per giorni che le foto e i filmati erano fabbricati ad arte, per la prima volta la polizia iraniana ha ammesso che è stata effettivamente uccisa da un proiettile Neda Agha-Soltan, la giovane diventata con la sua tragica morte il simbolo della protesta. Una fonte ha spiegato che ad aprire il fuoco indiscriminatamente sulla folla sarebbe stato un uomo non ancora identificato, non un agente delle forze di sicurezza.
Le accuse dell'opposizione. Uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, troppi timbri in circolazione, rappresentanti di lista dell'opposizione tenuti alla larga dai seggi dove forse sono arrivate urne già piene di voti. Queste le accuse contenute in un comunicato di tre pagine pubblicato sul sito di Moussavi. Nel testo, il "Comitato per la protezione dei voti" chiede la creazione di una "commissione", "accettabile per tutte le parti in causa", che operi "per esaminare tutta la procedura elettorale". Il documento denuncia "l'utilizzo su larga scala di mezzi del governo in favore del proprio candidato", il presidente Mahmud Ahmadinejad. Sul fronte dei candidati sconfitti dalla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad c'è da registrare la scelta di Mohsen Rezai di ritirare il ricorso presentato per presunte irregolarità nello scrutinio. In una lettera l'esponente conservatore ha motivato la sua decisione con il fatto che "la situazione politica, sociale e di sicurezza del Paese è entrata in una fase sensibile e determinante che è più importante delle elezioni".
Ufficiale: "L'Iran non sarà al G8". Il ministro Mottaki, ha confermato che non sarà domani alla riunione allargata dei ministri degli Esteri del G8 a Trieste sull'Afghanistan e il Pakistan. L'assenza del rappresentante della Repubblica islamica era stata già annunciata dal ministro degli EsteriFranco Frattini.
(24 giugno 2009)
POLITICA


Famiglia Cristiana contro il premier "Indifendibile, ora parli la Chiesa"

Il direttore Don Antonio Sciortino parla di "emergenza morale"Il settimanale cattolico era intervenuto anche sul caso Noemi

ROMA - "E' stato superato il limite della decenza". Scrive così il direttore del settimanale Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino rispondendo alle lettere dei lettori e definendo "indifendibile" il comportamento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La Chiesa italiana, continua Sciortino "non può ignorare l'emergenza morale" di fronte allo scandalo-escort. "Non si può far finta che non stia succedendo nulla, i cristiani (come dimostrano le lettere dei nostri lettori) sono frastornati da questo clima di decadimento morale, attendono dalla Chiesa una valutazione etica meno disincantata". Don Antonio Sciortino è duro anche nei confronti di chi pensa "di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa: è il classico piatto di lenticchie da respingere al mittente. La Chiesa non può abdicare alla sua missione, nessuno pensi di allettarla con promesse o ricattarla con minacce perchè non intervenga e taccia". E critica il comportamento "gaudente e libertino" di chi considera le donne come "merce" di cui "si potrebbe averne quantitativi gratis". "Che esempio si dà alle giovani generazioni?" chiede don Sciortino. Già nelle scorse settimane Famiglia Cristiana era intervenuta sulle vicende del presidente del Consiglio. Sempre don Antonio Sciortino, in un editoriale di fine maggio, aveva esortato il premier a dire la verità sui suoi rapporti con Noemi Letizia, parlando di "incongruenze e contraddizioni". E il settimanale cattolico a gennaio aveva lanciato anche un attacco a tutto tondo contro un governo accusato di vivere "fuori dalla realtà. "Siamo un paese incredibile, metà fiaba e metà incubo" si legge nell'articolo, che ritraeva un Silvio Berlusconi preoccupato più dai sondaggi per la cessione di Kakà e del passaggio di Fiorello a Sky che dalle sfide della crisi economica.

Le reazioni. Da Daniela Santanchè, leader del Movimento per l'Italia, la prima risposta all'attacco del settimanale cattolico: "Famiglia Cristiana rappresenta solo un gruppetto eversivo all'interno della Chiesa, Berlusconi non si deve preoccupare". Dello stesso tenore anche il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ("Per fortuna la Chiesa è altra cosa e normalmente non esprime giudizi sommari sulle persone") e il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello, che biblicamente avverte: "A furia di sostituire il moralismo alla morale si rischia di fare la fine dei farisei". "Grottesco che chi fino a qualche settimana fa su altre vicende si proponeva come interprete e campione delle fede cattolica, oggi si produca in un attacco così scomposto nei confronti di un giornale che costituisce un importante punto di riferimento per milioni di famiglie italiane come Famiglia Cristiana" E' invece il commento del portavoce del Pd, Andrea Orlando.
(23 giugno 2009)
Politica


Villa Certosa, Casoria, Palazzo Grazioli Mezzo mondo cerca l’harem del Capo del governo
ieri, 23 giugno 2009 23:08



Ci piacerebbe discettare sulle ragioni per le quali i fedeli disertano i confessionali, ma come facciamo? Ogni giorno arrivano notizie da Villa Certosa, Casoria o Bari sulla vita da nababbi dei potenti circondati da belle donne. Scoprono l’acqua calda. I più sprovveduti sono gli inglesi: il Sunday Times crede che il nostro Presidente del Consiglio abbia un harem e ci fa il titolo in prima pagina. Quando non si occupano della famiglia reale e sono in astinenza, si avventano sul gossip
come fanno con le povere volpi nel Sussex.
E Famiglia Cristiana? L’austero magazine cattolico, tanto rispettoso e bene educato, rompe il silenzio della Chiesa mandando a carte quarantotto l’entant cordiale fra le massime cariche dello Stato e i Sacri Palazzi. Caduto nel trappolone della sinistra, al pari della consorte del Premier, Veronica Lario. Una tempesta in una tazza di té. Qualche idea gli italiani, ce l’avevano su come vivono gli straricchi, politicanti e non. Se hanno imparato qualcosa, riguarda il linguaggio, le parole introdotte da una pubblicistica curiosa e attenta.
Una volta le signorine che intrattenevano i potenti si chiamavano in un solo modo, poi è stato un fuoco d’artificio di nomi e nomignoli. Si chiamano escort, veline, meteorine, letterine. Qualche buontempone ha messo insieme questa circostanza con i restringimenti imposti alle passeggiatrici dalla Ministra per le pari opportunità, Mara Carfagna, che nella parte della vestale del buon costume nazionale è stata irreprensibile.

Le signorine che riempiono le pagine dei giornali italiani, ma non gli schermi televisivi, sono avvenenti e giudiziose; allietano le serate delle persone importanti nei luoghi importanti, talché è davvero odioso, oltre che scorretto, sospettare che concedano le loro grazie a chicchessia. Sono intrattenitrici, delle gheishe indigene, insomma. Hanno scattato troppe fotografie nei bagni di Palazzo Grazioli mandandole in giro per il mondo, questo sì. Non ci pare che sia un peccato mortale. Che male c’è a servirsi dei servizi igienici del Premier? Dovrebbero forse tenersela fino a che non escono dal Palazzo? Va ricordato che si sobbarcano trasferimenti faticosi. Viaggiano dal loro paese a Roma o in Sardegna, ovunque sono richieste, e ricevono dei rimborsi spese, che vengono chiamati gettoni. Dove sarebbe lo scandalo? Sono gettoni di presenza, un modo elegante per compensarle. Niente di anomalo, i gettoni vengono percepiti da consioglieri d’amministrazione, pubblici e privati, e nessuno ha mai avuto niente da dire.

Capita che una escort, senza chiedere nulla, se ne torni a casa con una busta piena di bigliettoni. La buona sorte dovrebbe forse fermarsi davanti la soglia delle dimore dei potenti? In circostanze speciali, l’incontro ravvicinato con il Presidente del Consiglio, la fortuna aiuta qualcuna. Una delle escort ha raccontato di essere stata destinataria di una dazione generosissima e disinteressata, che le avrebbe regalato una vita serena per alcuni mesi. Roba da cinematografo. Con una differenza, che i soldi non sarebberi finti. Gli italiani, specie i giornalisti italiani, sono diventati aridi e rozzi, oltre che malpensanti. Ed hanno pensato che le escort fossero pagate in cambio di sesso, come fossero delle prostitute. Un'infamia. Quando è troppo, è troppo. Ha fatto benissimo.

(Sicilia informazioni.com)

23.6.09

Ancora scosse, ieri sera di nuovo paura......

Terremoto di magnitudo 4.5 in provincia dell'Aquila
Forte scossa nell'area del Gran Sasso
I comuni più vicini all'epicentro sono quelli di Pizzoli, Barete e Cagnano che si trovano tutti in provincia dell'Aquila. La scossa è stata avvertita distintamente anche a Roma. La Protezione civile compie accertamenti

Roma, 22-06-2009
La scossa di terremoto, avvenuta alle 22.58, e' stata registrata dalle stazioni della rete sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica, i cui esperti l'hanno classificata di magnitudo 4.5. E' stata una delle repliche piu' importanti del terremoto del 6 aprile scorso.
L'epicentro e' stato localizzato nell'area del Gran Sasso, a 3 km dall'abitato di Pizzoli, a 6 km da Barete e a 9 da Capitignano Cagnano Amiterno. L'ipocentro e' statofissato dalla strumentazione dell'Istituto nazionale di Geologia e Vulcanologia a 14,2 chilometri. Nella zona sono in corso accertamenti da parte delle forze dell'ordine e della Protezione Civile per verificare eventuali danni a persone e/o cose.
La scossa e' stata avvertita distintamente anche a Roma.
A Teramo sgomberato il teatro comunaleLa scossa ha terrorizzato il popolo d'Abruzzo, che e' sceso in strada sia all'Aquila, uscendo dalle tendopoli, sia nel teramano, dove e' stato sgomberato il teatro comunale nel quale erano in corso i saggi di danza di fine anno scolastico dei bambini, per precauzione, spiegano i vigili del fuoco. Anche a Roma numerose sono state le chiamate al centralino dei vigili del fuoco, ma al momento non si registra alcun danno.

La morte di Neda, 16 anni, simbolo della resistenza iraniana/di Stefano Marinone
La morte di Neda a Teheran

di Stefano Marinone


ROMA (22 giugno) - L’hanno appena colpita al petto con un colpo di arma automatica sparato da un miliziano integralista dei Basij. Si accascia lentamente, indossa un paio di jeans e delle sneakers bianche, una maglietta scura. Le gridano «non aver paura, non ti spaventare dolce Neda». Ma Neda già non ci sente più. Gli occhi neri, grandi, guardano fisso il piccolo obiettivo del cellulare che sta riprendendo la sua fine. Neda guarda ancora, quando il sangue comincia a riempirle la bocca e il naso. «Non ti spaventare dolce Neda» continua a gridare il padre che le sta a fianco e le sorregge il capo e i capelli neri. E le mani diventano rosse di sangue. Neda aveva 16 anni, era lì, in via Amirabad, a Teheran, partecipava insieme ad altre migliaia di iraniani alla protesta contro il regime dei brogli, contro il regime che nega i diritti civili. Il video sconvolgente della sua morte, “Neda iranian girl”, è stato visto in poche ore su Youtube da milioni di persone. E decine di migliaia sono i messaggi che compaiono a un ritmo di uno al secondo su Twitter e su altri social network. «Neda è morta con gli occhi aperti, facendo vergognare noi che viviamo con gli occhi chiusi». «Ricordiamo Neda! Uccisa in Iran!». «Neda non ti dimenticheremo, non sarai morta invano». In poche ore Neda è diventata il simbolo dell’“Onda verde”, della rivolta contro il regime dell’ayatollah Kamenei e del presidente Ahmadinejad. Il simbolo di chi in Iran sogna un futuro diverso e libero sotto la guida del riformista Mussavi. Non si sa se ieri qualcuno ha potuto deporre dei fiori sul quel tratto di via Amirabad. Tutti però hanno già ribattezzato quella strada via Neda. E qualcuno racconta sui blog che dei ragazzi con la vernice spray hanno già scritto sui muri delle case il nuovo nome della strada. La storia di Neda si intreccia con quella di Zahara, una giovane donna messa a morte con false accuse di adulterio. Il film “The stoning of Soraya” (“La lapidazione di Soraya”) appena uscito negli Usa è la vicenda di una ragazza accusata dal marito semplicemente per liberarsi di lei. I mullah la condannarono alla lapidazione sulla pubblica piazza. Zahra, in italiano, è un messaggio di speranza, “Raggio di luce”. E anche Neda ha lanciato un messaggio, anzi, una “Voce”, un “Appello”. Questo vuol dire il suo nome. E al suo appello in tanti hanno già promesso di rispondere. E nei palazzi del potere di Teheran quei grandi occhi neri che si spengono ora fanno più paura di un elezione truccata.Un video amatoriale mostra i soccorsi a Neda.

20.6.09

Economia, sempre peggio. L'Ocse: deficit in aumento


Il deficit italiano «raggiungerà il 6% del Pil nel 2010, mentre il debito pubblico supererà il 115% e continuerà a crescere, nonostante un certo sforzo di consolidamento fiscale». È quanto scrive l'Ocse nel rapporto sull'Italia. La contrazione del prodotto interno lordo italiano «continuerà fino alla fine di quest'anno, con un ritorno molto lento alla crescita nel 2010».È quanto si legge nel rapporto dell'Ocse sull'Italia che parla di una «recessione sorprendentemente forte» che ha colpito il paese e prevede per il 2009 un calo del Pil del 5,3% e per il 2010 un rialzo di appena lo 0,4%. «Quando l'attività economica comincerà a riprendersi - avverte l'Ocse - il Governo dovrà impegnarsi in un serio programma a medio termine di riduzione del debito fondato sul controllo della spesa e probabilmente su nuove riforme delle pensioni e della sanità».Secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, al momento per fare fronte alla recessione in Italia l'elevato livello di debito fa sì che «non ci siano margini di manovra per aumentare il deficit del settore pubblico al di là dell'azione degli stabilizzatori automatici». L'Ocse accoglie favorevolmente in particolare alcuni piccoli cambiamenti adottati nei piani di spesa, che hanno spostato la spesa stessa verso le necessità delle persone più povere e più vulnerabili alla crisi.

Abruzzo. viaggio nella tendopoli

Abruzzo, viaggio nella tendopoli:famiglie divise, risse e restrizioni

«Aiutateci non ce la facciamo più, qui è come una caserma
Ci hanno già detto che nei giorni del G8 non potremo uscire»


articolo di Lilli Mandara inviata del quotidiano "Il Messaggero"

L’AQUILA (18 giugno) - Ancora quanto, quanti giorni e quanti mesi e quanto caldo ancora ci vorrà, e quanto freddo la notte, e quante rabbie e quante domande senza risposta e quanti no, e pass esibiti e sequestrati e medicine rifiutate, quanti spaventi e quante umiliazioni si consumeranno ancora perché piazza d’Armi torni ad essere la piazza punto e basta e le tende vengano ripiegate, e il filo spinato gettato via, e i volontari alle guardiole la finiscano una volta per tutte di fare i vigilantes e tornino a fare i panettieri i muratori i fornai, e tutti finalmente rientrino a casa. Mesi, se ci credi. C’è delusione sotto la panchina della mensa nella tendopoli di piazza d’Armi, mille e centododici sfollati, tanti stranieri, malumore alle stelle e un livello di tensione altissimo. Ammazzi il tempo così, all’ombra di un albero, dalle otto di mattina alle otto di sera, «sennnò muori là sotto, non ci puoi stare», perché anche se il condizionatore resta acceso, sotto la tenda la temperatura sfiora i quaranta gradi, e la notte invece ci vuole la coperta. Sono quasi le due del pomeriggio e la giovane donna con la frangetta e i capelli scuri ha scoperto soltanto al mattino che dovrà spendere ottocento euro per comprare il vaccino al suo bimbo allergico: «La confezione pagata dalla Asl era custodita nel frigo della farmacia, ma all’improvviso il container è sparito. La Protezione civile mi ha risposto che non può aiutarmi, ho chiamato i carabinieri, niente di niente: dovrò pagare di tasca mia». Dovrà pagarli, come tutti. Perché è dal 29 maggio, racconta un’anziana che abitava a San Pio decimo, che le medicine se le devono pagare di tasca propria, e i detersivi e la carta igienica e i saponi. Una beffa, come gli 800 euro promessi a chi aveva un’attività e non ce l’ha più, o i 400 per le autonome sistemazioni.E allora facciamo finta di essere a casa perché forse qui ci resteremo parecchio, mettiamo il vaso di gerani e il tappeto persiano finto, e il tavolino all’aria aperta col mazzo di fiori, e la parabola per vedere Sky, e stendiamo il bucato, e sediamoci sulla panchina come se fossimo al bar. E raccontiamo: che la mattina ti devi fare il segno della croce prima di entrare in bagno e sperare che quello prima di te abbia tirato l’acqua, che la notte non sparino la musica a tutto volume e non ci siano risse, e che oggi te la diano una forchettata di spaghetti in più e che, racconta Maria, «oggi non ti freghino nella tenda cento euro, la caffettiera o un paio di scarpe, come è successo a me». E’ fortunata, Maria. Non come la signora con i capelli bianchi e gli occhi blu, il figlio è partito per la costa a cercare lavoro, quello che all’Aquila non c’è più, ed è tornato dopo un mese e il suo posto in tenda non l’ha trovato più. Una caserma, un carcere questo, dicono qui sulla panchina: «Hanno diviso la mia famiglia, a mio figlio hanno detto che se stai via tre giorni, dopo non rientri più. L’hanno mandato via, non l’hanno fatto entrare, eppure io il posto in tenda ce l’avevo». E chi viene in visita passa alla guardiola: registrazione, domande, dove vai e perché, documenti prego. E niente più pasti consumati con i parenti: da una settimana i non residenti qui non possono più mangiare, disposizioni nuove, è il G8 bellezza. Famiglie divise, regime da collegio, regole ferree. E adesso comincia la smobilitazione, gliel’hanno detto ai capifamiglia di piazza d’Armi: preparatevi. «Preparatevi perchè andremo via, trovate volontari per pulire i bagni e badare all’organizzazione», e intanto sono andati via i volontari della ”Scuola di pace”, via la farmacia, via il veterinario, hanno levate le tende i clown e la tenda-asilo è transennata, inaccessibile. Fine delle attività. «Cominciano a dimenticarci - racconta Maria Laura Di Nino, reduce da un viaggio a Ostuni offerto dalla Valtur - E ci hanno già avvertito che nei giorni del G8 non potremo uscire da qui». Chiusi nella tendopoli, come i parenti poveri, quelli di cui ci si vergogna un po’. «Io ho una nipotina di 19 mesi che dorme in tenda con noi, siamo in otto e ci avevano promesso un frigo per conservare le sue pappe. Mai arrivato». Stufi, siamo stufi ripete ossessivamente Anna, stufi dei drogati e degli stranieri, delle risse e delle restrizioni: «Ci hanno dato i condizionatori ma è come se non ci fossero, ci avevano promesso i copri-tenda per filtrare i raggi del sole ma se n’è visto solo uno». Cominceremo a metterli da domani, garantisce il capo-campo Andrea Biondaro. Marisa ha sedici anni, sta in tenda con otto parenti e legge Paolo Villaggio, «passo il tempo così, o vado alle scalette a incontrare gli amici del campo, non c’è molto da fare qui. Poi a settembre si vedrà». Il ragazzo agli arresti domiciliari è fortunato, si fa per dire, almeno in tenda ci sta da solo. «Mia madre sta in albergo sulla costa, sennò a 40 gradi qui sotto ci sarebbe rimasta secca», allora si è preso un gattino per avere un po’ di compagnia. C’è un’afa da morire qui alla tendopoli di piazza d’Armi, e l’odore della gomma che frigge, quella delle tende. E’ cominciata la bonifica, letti e brande all’aria aperta per pulire l’erba che marcisce e stendere strati di pietrisco e assi di legno sotto le case di stoffa. Tante famiglie vivono ancora con gli estranei, senza potersi scambiare una carezza. «E in tanti hanno presentato domanda per poter ottenere l’assegnazione di una tenda familiare, e non sono stati accontentati - racconta Laura - eppure tante tende sono vuote, una l’hanno data ai frati. Anche di quelli c’è bisogno, ma prima veniamo noi». Sandra ha una figlia col fibroma, ma non si trova un ospedale per operarla, neppure lontano neppure a Pescara neppure sulla costa. Sandra aspetta, aspetta che questo incubo finisca, che costruiscano le case, i tetti e le scuole, e gli ospedali, e che gli sfollati tornino a essere come tutti gli altri, uomini e donne con la loro dignità. Ma chissà quanto tempo ancora ci vorrà.

16.6.09

La protesta è sulla rete

Iran, la protesta è sulla rete
di Tiziano Toniutti

La cronaca dei fatti di Teheran dopo la rielezione di Ahmadinejad passa solo attraverso internet. Ecco come seguire gli avvenimenti in Iran sui siti e gli spazi sociali, tra blog, foto e video
"Per favore non chiudete Twitter. E' l'unico modo che abbiamo per comunicare". Lo chiede Mousavi in persona, lo sfidante di Ahmadinejad nelle ultime elezioni in Iran, sul popolare sito di microblogging. Twitter aveva infatti in programma una manutenzione dei propri server, che avrebbe privato gli utenti del servizio per alcune ore.Quello di Mousavi è un appello che va oltre la semplice segnalazione d'emergenza: la rete diventa non uno ma l'unico modo con cui l'opposizione al governo in Iran riesce a organizzarsi in un momento di attenzione elevatissima e di spiegamento di forze imponente anche in ambito telematico, per impedire il coordinamento sul territorio della parte politica sconfitta.E come risponde Twitter? Quasi d'istinto: posticipando la manutenzione prevista, e non con una motivazione tecnica, ma proprio per garantire copertura ai fatti di Teheran. Un momento di indubbia importanza per le strutture digitali della democrazia. Non è solo Twitter a raccontare le proteste di Teheran. Sui principali network sociali le informazioni arrivano, soprattutto sotto forma di blog e foto dalle manifestazioni. Non c'è filtro e le immagini possono essere scioccanti, ma resocontano esattamente quello che sta avvenendo in queste ore in Iran. Su Mahalo, un aggregatore multimediale, si trova una cospicua selezione dei contenuti video, fotografici e testuali inviati dai blogger iraniani perché gli occhi del mondo possano vedere. E mai come in questo momento, queste persone rischiano in proprio come i giornalisti in zona di gueerra. E non solo la chiusura di un account o la censura del governo.Su BoingBoing lo scrittore Corey Doctorow individua alcuni fondamentali della Cyber-guerra che i blogger di Teheran stanno combattendo in questo momento. Tra questi, modificare la propria provenienza geografica e la timezone, impostando Teheran e relativo fuso orario, per confondere i "cacciatori" governativi di blogger e twitterer. L'altra avvertenza naturale è di non postare su twitter i server proxy per accedere alla rete in forma anonima, per evitare che vengano chiusi. Il "feed" su Twitter è numericamente impressionante. Decine di post al secondo compaiono sui canali "ufficiali" delle proteste in Iran: #iranelection e #gr88. Anche su Facebook le iniziative non mancano e rimbalzano dal sito Where is my vote, creato dai cittadini iraniani per denunciare la possibilità di brogli elettorali.Ogni articolo e ogni post è comunque superato dal tempo reale in cui il web racconta ciò che gli altri media tacciono o sono costretti ad ignorare. Uno spazio di democrazia che nonostante gli ottimi risultati raggiunti in Cina, le autorità e le istituzioni non riescono e probabilmente, non riusciranno mai davvero a rendere inaccessibile.
(Giugno 16, 2009)

15.6.09

…….Oltre il deserto e il mare

In Italia è stata attuata la politica dei respingimenti che nell’ultima tornata elettorale ha procurato grandi consensi alla Lega nord. Il termine “respingimento” cela in realtà uno dei più grandi atti d’ingiustizia, di crudeltà e d’inciviltà perpetrati ai danni di disperati che fuggivano dalle guerre, dalle persecuzioni, dalla miseria, dalla fame, alla ricerca di una speranza di vita. Questi esseri umani, giungevano fino a noi dopo aver affrontato il deserto, le angherie, le ruberie al passaggio d’ogni frontiera, gli stupri delle donne, la morte di molti. Quando i sopravvissuti riuscivano finalmente ad arrivare all’imbarco, il grande sogno sembrava ormai a portata di mano, mancava solo l'ultima tappa: la perigliosa seppur breve traversata del mare. In realtà, non poche delle stracariche fatiscenti imbarcazioni finivano con l’affondare insieme con il loro carico di disperati. Ora non arriva più nessuno, almeno via mare, resta comunque quel 90% di immigrazione clandestina che continua ad attraversare le nostre frontiere in modo più o meno avventuroso. Questo ultimo dato non è pubblicizzato, anzi è sottaciuto perché altrimenti il successo ottenuto con l’oneroso accordo raggiunto con la Libia, perderebbe completamente il suo valore. Con grande sorpresa e dolore mi sono resa conto che il gradimento dei cosiddetti ”respingimenti” è trasversale perché è presente a destra a sinistra e al centro. Si è prima creata un’atmosfera di paura e d’insicurezza, si sono mostrati tutti i giorni gli sbarchi dei cosiddetti clandestini e poi si è ricorsi alle maniere forti verso i più deboli, verso chi non può opporsi in alcun modo a questa grande ingiustizia. Un'azione cinica e quasi inutile data l'esigua percentuale di clandestini provenienti via mare, ma con una valenza altamente simbolica ai fini propagandistici.

Abbiamo toccato il fondo quando gli occupanti di tre barconi sono stati soccorsi dalle nostre motovedette. Erano esausti, fra loro donne e bambini, molti presentavono delle ustioni, avevano sopportato ogni sorta di privazioni ma erano felici perché, nonostante tutto, erano sopravvissuti ed ora sarebbero stati accolti, avrebbero posato il piede sul suolo italiano. Finalmente salvi! Molti di loro avrebbero proseguito il viaggio verso altre nazioni europee, magari avrebbero raggiunto alcuni parenti. Purtroppo il sogno è svanito quasi subito, le motovedette hanno ricevuto l’ordine di riportare i clandestini in Libia. E’ stato uno spettacolo atroce e disumano, i nostri marinai hanno confessato di sentirsi terribilmente in colpa, di provare una grande vergogna, ma non hanno potuto disobbedire agli ordini ricevuti. I migranti li supplicavano, piangevano “fratelli non fateci questo” ma l'ordine impartito dal Ministro leghista, non poteva essere disatteso. La pietà non trova spazio dove il sentimento umano è morto. I migranti supplicavano: “ in Libia è terribile, siamo sottoposti alle peggiori vessazioni, rinchiusi in veri e propri lager”. Ma i marinai con la morte nel cuore hanno dovuto ricondurli a Tripoli. I migranti sono rimasti ore nel porto libico, sotto il sole, stremati, abbandonati, una donna è morta. Ho pianto, mi sembra impossibile che siamo diventati così noi italiani, quelli definiti”brava gente” ma forse quella definizione era solo un luogo comune, nato chissà come e perché. Alla prova dei fatti si è dimostrato che di brava gente ce n’è veramente poca.

E l'Unione Europea?

Nonostante la pratica dei “respingimenti” sia messa in atto da un suo Stato membro, l’Unione europea non ha espresso alcuna posizione ufficiale in materia. Il portavoce del Commissario alla Giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot, si è limitato a sostenere come «i respingimenti di clandestini trovati nelle acque internazionali [siano] fatti usuali».



Oltre il deserto, oltre il mare…….il nulla.

Claudia

8.6.09

Il testo della legge

Da Mary riceviamo e pubblichiamo:
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Riporto di seguito il testo del famigerato articolo intrufolato nel pacchetto sulla sicurezza

ART. 60.(Repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecite compiuta a mezzo internet).

1.

Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.
2.

Il Ministro dell’interno si avvale, per gli accertamenti finalizzati all’adozione del decreto di cui al comma 1, della polizia postale e delle comunicazioni. Avverso il provvedimento di interruzione è ammesso ricorso all’autorità giudiziaria. Il provvedimento di cui al comma 1 è revocato in ogni momento quando vengano meno i presupposti indicati nel medesimo comma.3. Entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione della presente legge il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, di concerto con i Ministri dell’interno e per la pubblica amministrazionee l’innovazione, individua e definisce, ai fini dell’attuazione del presente articolo, i requisiti tecnici degli strumenti di filtraggio di cui al comma 1, con le relative soluzioni tecnologiche.4. I fornitori dei servizi di connettività alla rete internet, per l’effetto del decreto di cui al comma 1, devono provvedere ad eseguire l’attività di filtraggio imposta entro il termine di 24 ore. La violazione ditale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000, alla cui irrogazione provvede il Ministero dello sviluppo economico.5. Al quarto comma dell’articolo 266 del codice penale, il numero 1) è sostituito dal seguente: «1) col mezzo della stampa, in via telematica sulla rete internet, o con altro mezzo di propaganda».