13.9.09

Oltre la crisi? Cinque spie della nuova fiducia

Dal commercio internazionale a Wall Street. E anche la cassa integrazione rallenta

MILANO — Fosse solo per il miglioramento della produzio ne industriale italiana sarebbe presto per osare parlare di se gnali di speranza, sprazzi se non di bel tempo stabile alme no di giornate migliori all’oriz zonte nel barometro dell’econo mia. Eppure, verrebbe da dire a un anno dal crac Lehman. In una doppietta che non ci riusci va da tempo fuori dalle vasche e dalle medaglie tricolore della Pellegrini ieri è arrivato anche il superindice Ocse di luglio a certificare per l’Italia il miglior balzo all’interno dell’area (+2,7% su mese e +8% su anno per l’Italia contro un +1,5% su mese e 1,9 su anno per tutti i Paesi Ocse). Poi c’è il segnale — delicatissimo, certo, da pren dere con le pinze a maggior ra gione prima di un autunno cal do — della cassa integrazione che in agosto, dati Inps, è cala ta del 40,6% rispetto al luglio. Anche se sarebbe un errore di menticare che l’uso dell’am­mortizzatore sociale rispetto a un anno prima rimane impres sionante (+ 526,5%).

Uscendo dai confini naziona li i segnali continuano. Sembra un percorso per chi è in cerca di numeri fiduciosi: lo sapeva te che le navi che trasportano sulle rotte mondiali del com mercio abiti, meccanica, tecno logia, giocattoli e container pie ni di merce sono tornate a viag giare ai livelli del 2006 (Baltic Dry Index)? O che l’indice Dow Jones di Wall Street negli ulti mi sei mesi è salito del 38,4% facendo guadagnare chi ha avu to il fegato di puntare?

C’è anche il colosso Cina a proiettare segni di reazione con una produzione industria le che in agosto rispetto all’an no precedente, quindi in una fa se appena pre-Lehman, è salita del 12,3%. Chiaro che non si può e non si deve dimenticare che se quella economia del 2008 era all’apice di una bolla e di un baratro, ora questi nume ri sono anche il risultato del «doping» degli aiuti statali. Non si tratta di costruirsi ad hoc un iter ottimistico che po trebbe addirittura risultare ne gativo. O di credere, meno che mai, al potere taumaturgico dei numeri. Se non altro la crisi ha insegnato questo. Anche perché sarebbe esercizio fin troppo facile cercare altri indici di segno opposto. Si tratta di provare a interrogarsi sui giu sti contrappesi da usare per da re un quadro equilibrato. Il paradigma di tutto questo sembra essere la Cig: vero che su base annua l’esplosione fa impressione e la situazione ri mane non solo complessa ma anche delicata. Ma è anche ve ro che il conteggio viene fatto sulle ore autorizzate e che quel le effettivamente usate dalle aziende, il cosiddetto tiraggio, è di poco superiore al 60%. Co me dire: gli accordi sono stati fatti con una maglia abbastan za larga, giustificata dall’incer tezza della situazione. E per concludere: negativa è negati va. Ma un tantino meno. Come il movimento dei con tainer: sono ancora vive le im magini e le fotografie dei porti desolati, senza movimento merci, e dei portuali con le braccia incrociate solo pochi mesi fa.

D’altra parte ancora a luglio la contrazione dei traffici tra Asia ed Europa rispetto allo stesso mese del 2008 è stata del 17% secondo i dati dell’asso ciazione europea che riunisce gli operatori dello shipping. Ma rispetto all’inizio dell’anno il miglioramento c'è stato: +33%. Trend confermato anche dall’indice Baltico che misura il movimento delle merci a livel lo mondiale (petrolio e liquidi esclusi) e che in sei mesi, tra al ti e bassi, è salito del 24,6% pur restando molto distante dai pic chi del 2007. Cosa fare di que sti segnali? Pericoloso giunge re a conclusioni. Anche se è sta to lo stesso John Maynard Key nes a occupare un capitolo del la sua opera principale, la «Teo ria generale», per affrontare il tema della fiducia e riflettere sulle maggiori possibilità di far cela per un imprenditore «otti mista » rispetto a un collega «pessimista».

Massimo Sideri
12 settembre 2009

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