24.6.09

In Iran nuove iniziative dei candidati dell'opposizione sconfitti alle elezioni del 12 giugno. Il leader supremo: "Tutti devono rispettare la legge". Non autorizzati i raduni di lutto


Moussavi non molla e rilancia le accuseKhameini: "Non cederemo alle pressioni"
"Ecco come è stato manipolato il voto". Arrestati 25 giornalisti e dipendenti del giornale Kalemeh Sabz Calma nelle strade di Teheran. Un blogger: "Circondati ospedali e ambasciate". Rezai ritira il ricorso

Un poster a Teheran del candidato sconfitto alle presidenziali in Iran Mir Hossein Mousavi

TEHERAN - In Iran continuano le iniziative dei candidati sconfitti alle elezioni di giugno. Ma l'ayatollah Ali Khamenei rinnova la sfida all'opposizione interna e alla comunità internazionale assicurando che la Repubblica islamica non cederà alle pressioni. E mentre nelle strade e nelle piazze di Teheran sembra tornata la calma, il governo vieta i raduni previsti per domani commemorare i manifestanti uccisi.
Khamenei: "Non cederemo". Il regime degli ayatollah non ha intenzione di cedere "in alcun modo" alle pressioni internazionali. "Tutti devono rispettare la legge. Il sistema islamico e il popolo non accetteranno ad alcun costo l'uso della forza", ha sottolineato Khamenei con apparente riferimento alle manifestazioni e alle parole di condanna pronunciate ieri dal presidente Usa Barack Obama
"Rivoltosi finanziati dalla Cia". Il ministro dell'Interno Sadeq Mahsouli ha puntato esplicitamente l'indice su Washington dicendo che i ''rivoltosi'' sono finanziati dalla Cia e dal gruppo d'opposizione in esilio dei mujaheddin del popolo iraniano, oltre che manovrati dal "regime sionista". In questo clima, dopo la reciproca espulsione di alcuni diplomatici, l'Iran "sta studiando" la possibilità di ridurre il livello delle relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna, le cui autorità sono accusate da Teheran di aver avuto un ruolo nelle proteste e nei disordini seguiti al voto.
La repressione. Il ministero dell'Interno "non ha concesso l'autorizzazione" per raduni di protesta che dovessero essere tenuti domani in segno di lutto in Iran per commemorare i manifestanti uccisi nei giorni scorsi. Tramite il web, e in particolare tramite Twitter, da Teheran continuano ad arrivare notizie di violenze da parte delle forze di sicurezza. "Tutti gli ospedali sono circondati dalla milizia per controllare perché la gente ci entra, se per ferita da arma da fuoco o da manganello. Ti arrestano e ti picchiano", ha scritto "Persiankiwi" segnalando che "tutte le ambasciate straniere sono circondate dalla milizia per fermare la gente" che cerca di entrarvi. Nella capitale iraniana sembra comunque tornata la calma. Ma questo non significa che le milizie fedeli al regime non siano in azione e che non continuino gli arresti. Tra gli altri sono finiti in manette 25 giornalisti e dipendenti di Kalemeh Sabz, giornale di Mir Hossein Moussavi autorizzato poco prima delle presidenziali e proibito dopo il contestato scrutinio.
La morte di Neda. Dopo aver sostenuto per giorni che le foto e i filmati erano fabbricati ad arte, per la prima volta la polizia iraniana ha ammesso che è stata effettivamente uccisa da un proiettile Neda Agha-Soltan, la giovane diventata con la sua tragica morte il simbolo della protesta. Una fonte ha spiegato che ad aprire il fuoco indiscriminatamente sulla folla sarebbe stato un uomo non ancora identificato, non un agente delle forze di sicurezza.
Le accuse dell'opposizione. Uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, troppi timbri in circolazione, rappresentanti di lista dell'opposizione tenuti alla larga dai seggi dove forse sono arrivate urne già piene di voti. Queste le accuse contenute in un comunicato di tre pagine pubblicato sul sito di Moussavi. Nel testo, il "Comitato per la protezione dei voti" chiede la creazione di una "commissione", "accettabile per tutte le parti in causa", che operi "per esaminare tutta la procedura elettorale". Il documento denuncia "l'utilizzo su larga scala di mezzi del governo in favore del proprio candidato", il presidente Mahmud Ahmadinejad. Sul fronte dei candidati sconfitti dalla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad c'è da registrare la scelta di Mohsen Rezai di ritirare il ricorso presentato per presunte irregolarità nello scrutinio. In una lettera l'esponente conservatore ha motivato la sua decisione con il fatto che "la situazione politica, sociale e di sicurezza del Paese è entrata in una fase sensibile e determinante che è più importante delle elezioni".
Ufficiale: "L'Iran non sarà al G8". Il ministro Mottaki, ha confermato che non sarà domani alla riunione allargata dei ministri degli Esteri del G8 a Trieste sull'Afghanistan e il Pakistan. L'assenza del rappresentante della Repubblica islamica era stata già annunciata dal ministro degli EsteriFranco Frattini.
(24 giugno 2009)

1 commento:

Claudia ha detto...

Guardando al tg le immagini della repressione in Iran, la morte della povera Neda, tutti quei feriti, chissà perché mi è tornato in mente il G8 di Genova, la morte di Carlo Giuliani, i soprusi, le torture e le botte di Bolzaneto e della scuola Diaz. Mi è sorta spontanea una domanda: ma c'è poi così tanta differenza fra i pestaggi della nostra polizia e quelli della polizia iraniana? Purtroppo la mia risposta è NO